Il programma Au Pair in America di Euroeduca consente alle ragazze dai 18 ai 26 anni di soggiornare negli Stati Uniti a costo quasi zero. Abbiamo raccolto la testimonianza di Arianna, ragazza di origini milanesi, che a 22 anni è partita per trascorrere due anni in South Carolina.
Il racconto di Arianna
Una pagina non basterebbe e forse neanche un libro sarebbe grande abbastanza per raccontare tutto quello che di buono l’avventura negli Stati Uniti mi ha regalato. Quando sono partita non mi sarei mai aspettata di ricevere così tanto amore da questo paese e dalla famiglia ospitante.
“Questa esperienza ha il potere di insegnarti a credere in te stessa, a renderti indipendente e a renderti orgogliosa di quello che diventi giorno dopo giorno, ti insegna a crescere.”
Programma Au Pair in America: la sistemazione in famiglia
Per due anni ho vissuto a Charleston in South Carolina, in una casa sulla spiaggia occupandomi di due bambine meravigliose. La mattina le portavo a scuola, nel pomeriggio le andavo a prendere e le portavo a fare le attività dopo scuola; tutto ciò può sembrare banale, una routine, ma immaginatevi di alzarvi in una casa illuminata dal sole, piena di gioia e sorrisi, sedersi tutti a tavola per la colazione a mangiare waffle e pancake, chiacchierare e poi dare inizio alla giornata con gioia e entusiasmo. In questi due anni non mi sono mai annoiata, ho preso tutto il meglio che l’esperienza di au pair poteva darmi.
Programma Au Pair in America: scuola e tempo libero
Durante il mio soggiorno negli Stati Uniti ho studiato moda e lavorato come volontaria alla Fashion Week di New York e di Charleston, ho conosciuto amiche che tutt’oggi considero le mie migliori amiche con le quali ho condiviso tutto, dai momenti più belli a quelli più difficili, ho conosciuto l’amore che non ho mai abbandonato nonostante la distanza, ho imparato a vivere secondo una filosofia che domina le vite degli americani: “Impossible is a state of mind”.
Programma Au Pair in America: le vacanze
Con la mia host family ho avuto la fortuna di viaggiare molto, ricordo quando ancor prima di partire mi avevano già comprato un biglietto per andare a Disney World insieme a loro e quando mi sono trovata davanti al famoso castello del Magic Kingdom sono rimasta letteralmente a bocca aperta, totalmente incredula, era davvero come se la mia vita si fosse trasformata in una favola e io la stavo vivendo a pieno, d’altronde “se puoi sognarlo, puoi farlo”. Con loro c’era sempre da divertirsi, organizzavamo viaggi, eventi e feste, ad esempio ogni 1° di gennaio invitavamo a casa tantissime persone e dalla mattina alla sera festeggiavamo e tutto era a base di dolci, fontane di cioccolata, torte, caramelle e al tramonto stavamo tutti in spiaggia intorno al fuoco a ridere e ammirare il cielo che cambiava colore. Io un cielo così bello l’ho visto solo lì. Ora so che per chi leggerà queste righe potrà sembrare un po’ tutto surreale, lo capisco, ma ovviamente anche io ho avuto i miei momenti di sconforto, mi mancava molto la mia famiglia e a volte mi sentivo persa, ma è proprio qui che questa avventura ti aiuta, perché ti mette davanti a due scelte: arrenderti oppure restare e affrontare le difficoltà. Ho amato ogni singolo giorno, bello o brutto che fosse.
Programma Au Pair in America: la fine del viaggio
Torno in America una o due volte l’anno per rivedere le mie bimbe e Amy e Andy mi ospitano sempre e io mi sento a casa, non sono un’ospite, sono parte della famiglia e loro sono diventate persone su cui posso sempre contare. Essere un Au Pair mi ha fatto conoscere un nuovo paese, una nuova lingua, una nuova cultura e nuove persone che fanno tutt’oggi parte della mia vita. Mi ha fatto capire che i problemi si possono risolvere, che c’è sempre un modo e che bisogna sempre credere in sé stessi!
A chi sta per affrontare questa avventura o a chi vorrebbe iniziarla dico: Buttatevi! Non ve ne pentirete! Io oggi giro il mondo, ma una parte di cuore l’ho lasciata lì.
Per scoprire di più sul programma Au pair in America contattaci, i nostri consulenti sono a tua disposizione.
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